… AND THE OSCAR GOES TO….

Anche quest’anno la kermesse degli Oscar non mi ha delusa.  Una notte stellata, a fare da palcoscenico per l’incoronazione di stelle hollywoodiane.. Per non parlare di quei red carpets, che a mio avviso valgono tutta la manfrina!

Quest’anno fra le varie favorite, si sono contrapposte due regine dello schermo: Meryl Streep da una parte, e Glenn Close dall’ altra. Come è andata lo sappiamo tutti, ma mi sento più stimolata a parlare della “temuta”, ma sconfitta Glenn ….
Da quando ha mostrato al mondo cosa farsene di un indifeso coniglietto, ho sempre usato il termine di paragone per identificare quelle donzelle, alquanto strane, che nel corso degli anni i miei amici hanno avuto modo di presentarmi. Anzi sarò onesta, alcune mie rivali le ho propriamente identificate con Glenn Close.
Fuori di testa, palesemente instabile capace di ogni oscenità pur di ottenere qualcosa….

In “Le relazioni pericolose”, era un’abile manipolatrice capace di tutto, pur di soddisfare capricci e moti di noia, grazie all’impavido Valmont, a spese di quell’angelo di Michelle Pfeiffer. Resta indimenticabile la sua massima  “Quando una donna mira al cuore di un’altra donna, difficilmente lo manca, e la ferita è inevitabilmente fatale”.

Non recita mai in ruoli che spingono l’audience a provare simpatia per lei, anzi, piuttosto impersona grottesche caricature di donne voraci, scimmiottandole nelle loro fisime: nessun’altra sarebbe riuscita a rendere reale, la mia cara Crudelia Demon… come amava lei il black&white non l’ha amato mai nessuno….!
Scherzi a parte, questa donna pesci, ha saputo davvero fare qualcosa della sua carriera, passando da bella pazza e furiosa, a lussuriosa cortigiana, a feticista della macchia, fino a mortificare la sua essenza femminile per ottenere un  lavoro. Il mutamento, la capacità di cambiare.
Non a caso è un segno d’acqua, sinonimo di mobilità…

Questo va riconosciuto alle pescioline, la capacità di reinventarsi sempre e comunque, anche nei momenti meno facili, loro si destano da qualsiasi fondale, e cominciano la nuotata verso altri lidi. Basta pensare alla  rappresentazione del segno: due pesci legati l’un l’altro dove uno punta verso il basso del fondo e del buio mentre l’altro punta verso l’alto e la luce. A volte prende il sopravvento uno a volte l’altro. Ma ciò che le contraddistingue è la continuità…

Non so se Glenn sia tornata a casa più sconvolta che triste, in effetti poteva essere la sua grande occasione – un’altra “fatalmente” sfumata, ma non penso che si sia arresa. Anzi, me la immagino, splendida nel suo abito verde petrolio di Zac Posen, incurante di chi  abbia fatto banalissimi commenti, giudicandola  verde di “invidia” per la sua rivale e collega Meryl, rientrare maestosa nella sua dimora, trovando nella sconfitta un ulteriore moto interiore per aspirare a qualcosa di meglio. Certo il caro e vecchio Oscar, è pur sempre il riconoscimento più in voga di questo secolo, ma non dimentichiamoci dei grandi esclusi ad oggi, per citarne alcuni Gary Oldman o Brad Pitt, belli in modo assurdo, ma soprattutto bravi.

Perciò non mi sento di definirla sconfitta, semplicemente non insignita di una statuetta, perché tutto si può dire, ma non riconoscerle il talento sarebbe eccessivo. Anche per lo star system hollywoodiano. Brava lo è davvero. E forse nel suo cuoricino di pesciolina,  i veri premi sono sempre e comunque loro stesse a darseli? Non è forse vero che prima il loro giudizio e poi quello degli altri?

Questo è talento:  sapere di non dover attendere un riconoscimento esterno per conoscere il proprio valore!

Cara Glenn, quest’anno è andata così, ma anche senza Oscar resti un’attrice da URLO!

Che Giove Assista chi condivide!

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